Diffamazione e Social Network
6 Ott, 2024 Aree di Competenza critiche sui social media, diffamazione, diffamazione e social network, diffamazione online, diffamazione sui social, diritto di critica, diritto penale e social network, espressioni critiche online, libertà di espressione, sentenza Cassazione 2024, sentenza diffamazioneCassazione penale, sez. V, sentenza 6 settembre 2024, n. 33994
Il diritto di critica è riconosciuto come esimente del reato di diffamazione (art. 595 c.p.) quando l’espressione critica è basata su fatti veritieri e il linguaggio utilizzato, sebbene forte o mordace, è contestualizzato in un dibattito di pubblico interesse.
La continenza formale e sostanziale è rispettata se le espressioni non trasmodano in un attacco personale gratuito e se la critica non è strumentalizzata per offendere la dignità del soggetto passivo.
Il diritto di critica e l’esimente di diffamazione
Affinché sia riconosciuta l’esimente del diritto di critica in caso di diffamazione, è necessario che il fatto oggetto di critica sia veritiero e che le espressioni utilizzate siano contenute nei limiti della proporzionalità e della pertinenza rispetto al tema in discussione, senza sfociare in offese personali non necessarie al dibattito pubblico.
Critica nei confronti di soggetti pubblici
Nell’esercizio del diritto di critica nei confronti di soggetti ricoprenti funzioni pubbliche o di vertice, è ammesso l’uso di espressioni anche aspre e taglienti, purché non finalizzate esclusivamente alla lesione gratuita della reputazione altrui e siano giustificate dalla rilevanza del tema sociale trattato.
L’evoluzione delle comunicazioni online
Il sempre maggiore utilizzo delle comunicazioni online, attraverso strumenti telematici come i social network, sta influenzando in modo significativo la forma e il contenuto delle interazioni linguistiche.
I social network e le piattaforme digitali offrono una vasta gamma di opportunità per comunicare, connettersi e condividere informazioni in modi mai sperimentati prima.
Questo ha portato a un aumento esponenziale delle interazioni virtuali e ha contribuito a plasmare nuovi stili di comunicazione.
La comunicazione rapida e multimediale
Gli utenti possono ora esprimere pensieri e opinioni in modo rapido e immediato, grazie alla velocità e all’accessibilità dei mezzi digitali.
Inoltre, la natura pubblica dei social network permette di raggiungere un vasto pubblico e di creare un impatto significativo sulle dinamiche sociali. Le interazioni linguistiche online sono quindi caratterizzate da una combinazione di testo scritto, immagini, video e emoticon, che arricchiscono e ampliano il contesto comunicativo.
Nuovi fenomeni comunicativi: Meme e tendenze virali
Questa evoluzione ha anche introdotto nuovi aspetti della comunicazione, come il fenomeno dei meme e delle tendenze virali, che si diffondono rapidamente tra gli utenti e influenzano il modo in cui le persone si esprimono e interagiscono online.
Cambiamenti linguistici e social network
L’utilizzo delle comunicazioni online ha anche portato a un cambiamento nel modo in cui vengono utilizzate le lingue, con l’emergere di nuovi dialetti e registri linguistici basati sulla digitalizzazione e caratterizzati da abbreviazioni, emoticon e espressioni specifiche della cultura dei social media.
Questi nuovi modi di comunicare stanno influenzando non solo l’ortografia e la grammatica delle lingue, ma anche la struttura delle frasi e il significato attribuito alle parole.
L’impatto sul diritto penale
Nel contesto del diritto penale, è cruciale evidenziare la rilevanza di questo cambiamento di terminologia quando ci si occupa della delicata tematica della definizione del reato di diffamazione online.
In un’era in cui la comunicazione digitale è pervasiva e gli utenti di Internet hanno un accesso istantaneo a una vasta gamma di risorse informative, è di vitale importanza stabilire chiari limiti e specificare il concetto di diffamazione virtuale.
I fatti del caso
In primo grado, l’imputato era stato condannato per diffamazione aggravata dall’uso del mezzo informatico per dei commenti pubblicati su una pagina Facebook intitolata “Pendolari Trenord”, nei confronti dell’amministratore delegato della compagnia ferroviaria, corredati dalla sua fotografia.
In appello, la condanna è stata riformata in quanto è stata riconosciuta l’esimente del diritto di critica.
Ricorso in Cassazione
La parte civile ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che i fatti riportati dall’imputato erano falsi e che i commenti, inoltre, accompagnati dalla foto, avevano superato i limiti della continenza espressiva, esponendo la vittima alla gogna pubblica.
L’accusa ha sottolineato come tali azioni abbiano violato la dignità e la reputazione dell’amministratore delegato, causando un danno significativo alla sua immagine personale e professionale.
La difesa dell’imputato
Tuttavia, l’imputato ha ribattuto affermando che i suoi commenti erano basati su informazioni verificate e che rappresentavano una forma legittima di critica nei confronti di un servizio di trasporto pubblico che, a suo parere, era inefficace e privo di risposte alle esigenze dei pendolari.
La Cassazione è stata incaricata di valutare queste argomentazioni e di decidere se la revoca della condanna in appello sia stata una decisione corretta.
Libertà di espressione e diritto alla reputazione
In ogni caso, il processo offre una riflessione sul delicato equilibrio tra la libertà di espressione e il diritto alla reputazione delle persone coinvolte in controversie pubbliche.
È fondamentale che le opinioni personali siano espresse in modo responsabile, rispettando i limiti etici e legali necessari per preservare il rispetto e l’integrità individuale.
La decisione della Corte di Cassazione
La Suprema Corte di Cassazione, massimo organo giudiziario in Italia, ha confermato con decisione e senza alcun dubbio l’assoluzione in merito a questa complessa questione legale.
Dopo un’approfondita analisi dei fatti e delle circostanze, è stata unanimemente stabilita l’assenza di qualsiasi violazione di legge o comportamenti illeciti nei commenti in questione.
Dalla realtà al mondo virtuale: l’importanza di valutare la coerenza espositiva
Uno dei punti più rilevanti e cruciali della decisione presa riguarda l’importanza dell’interpretazione accurata e approfondita della continenza espositiva.
La Corte ha preso attentamente in considerazione il linguaggio utilizzato nel post, inclusi brani che affermavano: “io, di voglia di sputare in faccia a questa persona, ne ho tantissima”.
La valutazione della Corte
Questa espressione è stata inserita all’interno di un contesto dialettico e polemico, comune e caratteristico dei social network.
La Corte ha giustamente riconosciuto che questo tipo di linguaggio, sebbene aspro, è stato giudicato in modo proporzionato alla gravità delle critiche presentate e non è stato ritenuto rappresentare un’aggressione ingiustificata o gratuita.
Libertà di espressione e contesto comunicativo
Secondo la Corte, è stata stabilita la premessa fondamentale che le espressioni aspre, figurate o gergali, se opportune per il contesto e rilevanti per l’argomentazione, possano legittimamente rientrare nel diritto di critica.
Questo principio si applica in particolare quando tali espressioni sono direttamente collegate a temi di interesse pubblico che richiedono un dibattito aperto e acceso.
Conclusione
Il diritto di critica non dovrebbe essere usato come pretesto per diffamare o denigrare ingiustamente il carattere o la reputazione di un individuo.
Tuttavia, nel contesto specifico di questo caso, la Corte ha riconosciuto che le dichiarazioni dell’imputato, pur aspre, erano legittime espressioni del suo diritto di critica e rientravano nei limiti accettabili della civiltà e della libertà di espressione in un contesto dialettico online.